Un anno fa forti piogge provocarono in Emilia-Romagna, tra il 2 e il 17 maggio, allagamenti, straripamenti e frane con la morte di 17 persone nelle province di Bologna, Forlì, Cesena e Ravenna.
“Come dimensione e come numero di sfollati questa tragedia non ha precedenti”, sottolineava all’epoca il Presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi al termine dell’Assemblea dei vescovi il 25 maggio: “È fondamentale – proseguiva – che si lavori insieme e nella maniera migliore, in una logica di buon senso. Di fronte a problemi di queste dimensioni, bisogna mettere da parte qualunque lettura ideologizzata o piccinerie”.
Caritas Italiana seguì subito gli avvenimenti e si attivò assieme alla Delegazione regionale dell’Emilia-Romagna per far fronte ai bisogni delle popolazioni colpite, assicurando un accompagnamento che dura ancora oggi, come ad esempio nel programma di Microcredito sociale che concede prestiti di piccola entità a singoli e famiglie, al fine di sostenere la ripresa di quanti si trovano ancora in condizioni di disagio a causa delle conseguenze dell’alluvione.
Tra gli interventi supportati quelli realizzati dalle Caritas diocesane di Cesena-Sarsina, Faenza-Modigliana, Forlì-Bertinoro e Imola, tra cui ristrutturazioni di appartamenti e case danneggiate, ripristino arredi per case di riposo, scuole e centri giovani, contributi a famiglie, tirocini formativi, percorsi di arteterapia e mindfulness per persone colpite dall’alluvione, percorsi di supervisione psicologica per operatori impegnati nell’ascolto e nell’incontro e altro ancora.
La solidarietà della rete Caritas si è manifestata sia con una raccolta fondi, sia con l’impegno diretto di molti volontari, soprattutto giovani, come i cinque ragazzi del progetto “Mi sta a cuore – Curare il presente per sognare il futuro”, che hanno dato una mano ai colleghi della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana nella rimozione del fango.
“Tin bòta (resisti)!”, dice il direttore della Caritas di Cesena-Sarsina, Ivan Bartoletti Stella. “È stato questo il motto, espresso nel nostro dialetto romagnolo, che ha contraddistinto la reazione della nostra gente difronte a questo evento così drammatico che sicuramente ha causato tanta sofferenza, ma che ha generato anche tanta solidarietà e volontà di reagire con forza, rimboccandosi le maniche fin da subito nei giorni del fango e ora in quelli più lunghi e faticosi della ripartenza. La nostra Caritas ha cercato e ancora continua a farlo, di contribuire a sostenere la volontà a non arrendersi”.
Aggiornato il 3 Maggio 2024