24 Agosto 2023

Terremoto in Centro Italia: il ricordo e l’impegno Caritas

Arquata del Tronto  22/6/2017
Terremoto che ha interessato la parte del Centro Italia.
Da alcuni progetti Caritas riparte la vita normale.
Ph: Cristian Gennari/Siciliani

 

Sette anni fa, a partire dalla notte del 24 agosto 2016, una scia di eventi sismici colpisce intere aree dell’Appennino e dell’Italia centrale tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Le vittime accertate delle prime scosse saranno 299 (tutte nei territori delle Diocesi di Rieti, Amatrice soprattutto, e di Ascoli Piceno), mentre ingenti sono i danni agli edifici. Il 26 e il 30 ottobre si registreranno nelle stesse zone altri due grossi terremoti, che provocheranno nuovi danneggiamenti. Il 18 gennaio 2017 una sequenza sismica colpisce nuovamente le aree già interessate dagli eventi precedenti e causa ulteriori 34 vittime, di cui 29 all’interno dell’Hotel Rigopiano a Farindola (PE) travolto da una slavina.

L’impegno della Chiesa italiana accanto alle persone colpite

La realtà ecclesiale, a partire dalla Conferenza episcopale italiana per tramite di Caritas, si attiva subito non soltanto per rispondere alle esigenze dei numerosissimi sfollati – se ne conteranno oltre 32mila -, ma anche per assicurare un accompagnamento di lungo respiro. Grazie alla colletta nazionale indetta dalla CEI per il 18 settembre 2016 e a numerosissime altre donazioni, Caritas Italiana ha potuto realizzare interventi per oltre 27,5 milioni di euro: container e soluzioni abitative provvisorie per famiglie che non potevano allontanarsi dal territorio; 32 “centri di comunità”; 4 strutture di accoglienza; 7 tra servizi caritativi e spazi socio-pastorali; interventi per la ripresa di attività economiche (stalle, riattivazione imprese agricole, …) e per le fasce deboli della popolazione (anziani, ammalati, minori, …).

A 7 anni di distanza la ricostruzione non è ancora conclusa

«Attraverso i gemellaggi tra località terremotate e le Delegazioni regionali Caritas – ricorda il Direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – abbiamo potuto realizzare una vicinanza che non fosse attenta solo ai bisogni materiali, ma si desse soprattutto la priorità di ricucire il tessuto comunitario locale lacerato dal terremoto, anche attraverso strumenti di progettazione sociale innovativa e partecipata. In rete con altre organizzazioni abbiamo promosso in questi anni forme di coinvolgimento delle comunità locali, per mantenere l’attenzione sulle loro priorità e non disperdere il loro patrimonio di storia e tradizioni». «È un accompagnamento che continua ancora oggi, che ci permette di rilevare come i bisogni di queste popolazioni siano, a sette anni dal sisma, ancora molti e come tanto ci sia ancora da fare sul fronte della ricostruzione», conclude don Pagniello.

Aggiornato il 24 Agosto 2023