16 Aprile 2024

Sudan

Pezzi della terza guerra mondiale.

È passato oltre un anno dal 15 aprile 2023, quando in Sudan scoppiava la guerra e terminava il precario equilibrio che  teneva in vita il Transitional Sovereignty Council. I due generali Abdel Fattah al-Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo (detto Hemetti), ex-alleati del golpe che nell’ottobre 2021 depose il premier Abdalla Hamdok, guidano rispettivamente le Sudanese Armed Forces (SAF) e le Rapid Support Forces (RSF) in una guerra efferata per il potere, le cui vittime principali sono i civili. Gli scontri, iniziati nella capitale Khartoum, sono dilagati in gran parte del Paese. Tentativi di negoziato a Gedda nel maggio 2023, Manama nel gennaio e Ginevra nell’agosto 2024 si sono rivelati inutili per la mediazione, esaurendosi in soli impegni di facilitazione di aiuti umanitari, disattesi in più occasioni.

Catastrofe umanitaria

Le vittime del conflitto sono migliaia, difficili da stabilire e di certo sottostimate. Le cifre ufficiali registrano almeno 25.000 morti, ma alcune stime attendibili del governo statunitense parlano di almeno 150.000 vittime. La maggior parte sono civili. Secondo la WHO, fra il 70 e l’80% delle strutture sanitarie non sono più operative in Al Jazirah, Kordofan, Darfur e Khartoum, e almeno il 45% nel resto del Paese: questo lascia ad oggi 2 sudanesi su 3 senza cure sanitarie adeguate, compresi settori di maternità e pediatria. Da segnalare atti di intimidazione diretti al personale sanitario in tutto il paese da parte dei guerriglieri. Si riportano casi di stupro, matrimoni forzati, schiavitù sessuale e traffico di donne e bambine, probabilmente anch’essi notevolmente sottostimati

La guerra ha creato la peggiore crisi umanitaria in corso, la più grave per quanto riguarda gli sfollati e la fame: 1 sfollato su 7 del pianeta oggi è sudanese, come lo è 1 sudanese su 5. Ben 11,3 milioni sono gli sfollati interni (al novembre 2024) con un trend esponenziale di circa 20.000 nuovi sfollati al giorno. La crisi alimentare in Sudan è oggi la più grave al mondo. A ottobre 2024, oltre metà della popolazione sudanese – 26,5 milioni – era in uno stato di fame acuta. Decine di persone muoiono ogni giorno in South Kordofan, Blue Nile e Khartoum. Critica la situazione dei minori: Sono oltre 3,7 milioni i bambini con meno di 5 anni e oltre 1 milione le donne incinte o allattanti in condizione di grave malnutrizione. A questo si aggiunge anche una grave epidemia di colera. Ad oggi sono 44.000 i casi accertati (rispetto agli 8.500 di aprile) e oltre 1200 i morti (dai 300 di aprile) in ben 11 stati. La combinazione di colera e fame è disastrosa, proprio per l’impatto della fame sulle difese immunitarie.

Il disinteresse internazionale

Grave il disinteresse della comunità internazionale per la catastrofe in Sudan. E altrettanto grave è la mancanza quasi totale di copertura mediatica, tradizionalmente disinteressata all’area e assorbita da crisi più visibili. Dei 2,7 miliardi di dollari stimati necessari per una minima forma di intervento, solo il 60% è stato ricevuto dai vari attori coinvolti nelle operazioni: questo lascia da mesi milioni di persone senza aiuto in diverse aree del Paese.

L’impegno di Caritas Italiana e della rete Caritas internazionale

Del disinteresse internazionale risente anche il progetto di intervento che Caritas Italiana sta sostenendo insieme alla rete Caritas. Il progetto consiste in sostegni in denaro, acqua e igiene, protezione da violenza di genere, nutrizione per sfollati e comunità ospitanti in North Darfur, Gedaref, White Nile, North Kordofan, River Nile, Khartoum. Al vistoso sotto-finanziamento vanno aggiunti tanti altri fattori critici quali l’insicurezza, i rallentamenti burocratici, l’irreperibilità di cibo in loco, il sistema bancario paralizzato, l’inaccessibilità in alcuni siti. Ma nonostante queste difficoltà, il piano per l’assistenza agli sfollati continua. Il progetto ha raggiunto oltre 20.000 persone con aiuti in denaro e la fornitura di materiale igienico sanitario.

In occasione dello scadere del primo anno di guerra Caritas Italiana ha realizzato il dossier “SUDAN. Un anno di guerra e di indifferenza”.

***

È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Sudan” tramite:

  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119

 

Aggiornato il 5 Dicembre 2024