Missione di Caritas Italiana in Sud Sudan. La delegazione – composta dal direttore don Marco Pagniello, dal responsabile del servizio Africa Fabrizio Cavalletti e, per la tappa finale, dal coordinatore regionale Federico Mazzarella – è partita da Giuba, la capitale del giovane Paese africano.
In base all’indice di sviluppo umano dell’UNDP (il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) il Sudan meridionale è, con la Somalia, il Paese più impoverito del mondo. Ha legami molto stretti con il vicino Sudan, da cui si è separato nel 2011, a seguito di un referendum popolare e dopo decenni di guerra. Il Paese, nonostante le sue ricchezze naturali, è afflitto da crisi di vario tipo: le sempre più frequenti e intense alluvioni, acuite dal cambiamento climatico, che hanno colpito il territorio anche di recente, provocando centinaia di migliaia di nuovi sfollati; i conflitti che in alcune regioni del Paese non si sono mai spenti; la presenza di numerosi sfollati, eredità della guerra civile degli anni 2013-2015; infine i profughi che fuggono dalla guerra del vicino Sudan.
Il Sud Sudan, insieme al Ciad e all’Egitto, è uno dei Paesi che ospitano il maggior numero di persone in fuga dal Sudan, un flusso umano che non si ferma.
Una guerra, quella del Sudan, tanto efferata quanto dimenticata.
Ha provocato oltre 150.000 morti, 12 milioni di sfollati. È oggi la più grave crisi umanitaria del mondo. Il Sud Sudan, da parte sua, nonostante la sua estrema povertà, continua ad accogliere i profughi. Dall’inizio della guerra (aprile 2023) ha aperto le porte a oltre mezzo milioni di persone.
In questa situazione Caritas Italiana non può non essere solidale con chi opera nei due Paesi. La sua presenza dura da anni e, malgrado le notevoli difficoltà, ora si sono ampliati i programmi di assistenza agli sfollati in varie zone del Sudan, attuati grazie alla collaborazione con organizzazioni locali. Gli interventi consistono nella fornitura di sussidi in denaro, nel miglioramento dell’accesso all’acqua potabile, nella riabilitazione dei sistemi idrici, nell’installazione di punti d’acqua a energia solare e nella costruzione di strutture igienico-sanitarie. Il tutto a beneficio di oltre 29.000 persone. La Caritas sta inoltre offrendo spazi sicuri per donne e ragazze nei campi profughi, fornendo servizi di consulenza e assistenza psicosociale.
Questo impegno, pur necessario, riesce a rispondere solo a una minima parte degli enormi bisogni della popolazione, che chiede soprattutto pace. Per questo la Caritas si unisce agli appelli delle reti della società civile sudanese e internazionale per un immediato cessate il fuoco, per la chiusura di ogni fornitura di armi alle parti in conflitto, per la protezione dei civili, per la garanzia di un accesso immediato, completo, sicuro e senza ostacoli all’assistenza umanitaria, e per un impegno più deciso ed efficace di tutta la comunità internazionale per far cessare il conflitto.
In Sud Sudan l’intervento Caritas è ugualmente focalizzato sul sostegno ai profughi provenienti dal Sudan come alle comunità colpite dalle alluvioni e dai conflitti interni. L’aiuto consiste nella fornitura di beni di prima necessità ma anche, dove possibile, un supporto per l’agricoltura e l’allevamento. Accanto a questo lavoro di emergenza, da alcuni anni Caritas Italiana collabora con Amref e Caritas Sud Sudan ad un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo per il miglioramento dei servizi di salute mentale e la lotta allo stigma. In particolare, Caritas sta formando e coinvolgendo gruppi di volontari nelle parrocchie per l’integrazione e la riabilitazione delle persone affette da patologie mentali.
Dal 28 ottobre al 1° novembre la delegazione di Caritas Italiana tocca con mano la situazione, in modo da vedere gli interventi in corso e pianificare quelli futuri, in collaborazione con le Chiese locali. Saranno visitati anche i campi per le persone sfollate locali e per i profughi provenienti dal Sudan. Importanti gli incontri programmati con i responsabili delle Caritas nazionali e locali.
La missione si conclude in Kenya, dove Caritas Italiana sostiene da anni programmi di emergenza e sviluppo. Attualmente sta sostenendo la popolazione colpita dalle alluvioni con sussidi in denaro per l’acquisto di beni essenziali. In Kenya sono presenti volontari del servizio civile, sono attive alcune Caritas diocesane italiane e si sta sviluppando il gemellaggio con la Delegazione Caritas delle Marche.
Il coraggio di padre Christian
Primo appuntamento della missione di Caritas Italiana in Sud Sudan l’incontro a Giuba con mons. Christian Carlassare, padre comboniano di origine venete, vescovo di Bentiu e amministratore apostolico di Rumbek. Nel 2021 fu vittima di un attentato poco prima della sua nomina. Ciò non lo ha fermato. Ha deciso di restare e proseguire la sua missione in Sud Sudan.
Padre Christian ha messo in evidenza le enormi sfide che sta affrontando il Paese, colpito dall’ennesima alluvione che ha messo sott’acqua ampie parti del territorio. Un fenomeno non nuovo, ma che negli ultimi anni sta diventando sempre più frequente e intenso, aggravando le già molto precarie condizioni della popolazione. Ha inoltre sottolineato come la crisi economica stia mettendo in ginocchio il Sud Sudan. Lo Stato è letteralmente senza fondi, anche a causa del blocco delle esportazioni petrolifere a causa della guerra in Sudan. Poliziotti, insegnati e tutto il settore pubblico sono senza stipendio da mesi aggravando la recessione economica e generando una tensione sociale pericolosa anche se per ora sommersa.
Mons. Carlassare ha ribadito con forza come la speranza di una rinascita non va perduta anzi è viva nelle stesse comunità che rappresentano la vera forza del Paese e della Chiesa.
Nel campo di Malakal
La delegazione di Caritas Italiana in visita al campo temporaneo dei profughi sudanesi a Malakal. Qui i profughi arrivano tramite battello sul Nilo dal Sudan e si fermano in attesa di essere trasferiti in altre località. Nel campo arrivano circa mille persone a settimana. La Caritas fornisce giornalmente cibo a coloro che ancora non sono registrati per riceverlo dal WFP, il Programma dell’ONU per l’assistenza alimentare. Distribuisce farina, olio, sale e legumi.
Priorità assoluta: la pace
La visita prosegue con l’obiettivo di vedere altri progetti, frutto dell’incessante impegno educativo e sociale della Chiesa del Sud Sudan, a Malakal, dove la guerra combattuta in tutto il paese dal 2013 al 2019 ha distrutto tutto e dove i segni di essa sono ancora evidentissimi e indelebili.
Sfollati mai più tornati nelle loro case che vivono in campi divenuti slums, scuole abbandonate e mai riattivate, vite e futuro spezzati. L’ ennesima prova, semmai fosse necessaria, che le guerre non finiscono quando chi le racconta o le legittima, decide che lo siano, ma continuano nelle vite delle persone che ne subiscono le conseguenze per anni o decenni.
Per questo il vescovo di Malakal, mons. Stephen Nyodho Ador Majwok, alla domanda su quali fossero le priorità nella sua diocesi e nel Paese, non ha esitato a rispondere: la pace. Mantenere la pace è la condizione fondamentale per tutto il resto. Con la guerra tutto sarebbe di nuovo perduto.
Progetti segno in Kenya
L’ultimo giorno della missione di Caritas Italiana è in Kenya. Si tratta di vedere, dopo tre anni dalla conclusione, cosa ha generato un progetto per il sostegno ai piccoli allevatori e produttori di latte nella contea di Kiambu. Un’attività che ha potenziato di molto le condizioni economiche dei piccoli allevatori in condizioni di povertà. Ciò è avvenuto accrescendo la qualità e la quantità di latte prodotto, grazie alla formazione sulle tecniche di allevamento e coltivazione del foraggio e con il miglioramento della razza, e consentendo alle persone coinvolte di uscire dalla morsa di un sistema di mercato oppressivo che non garantiva prezzi di vendita regolari e dignitosi.
La delegazione della Caritas ha incontrato alcuni degli allevatori coinvolti.
“Grazie alla formazione ricevuta riesco a produrre molto più latte di qualità e grazie al centro di trasformazione avviato dalla Caritas posso venderlo a un prezzo più alto, ricevendo pagamenti mensili sicuri. Ciò mi ha consentito di far proseguire gli studi ai miei figli sino all’università che altrimenti non mi sarei potuta permettere”. È quanto racconta una delle donne incontrate, madre di sei figli. Dopo tre anni continua a beneficiare del progetto, nonostante da allora non riceva più nessun aiuto materiale dalla Caritas.
Si è dunque avviato un processo virtuoso di autosviluppo.
“Un esempio di opera segno: segno per i poveri che toccano con mano l’amore di Dio tramite l’amore dei fratelli e segno per le comunità che è possibile insieme spezzare le catene della povertà agendo sui meccanismi di sistemi economici ingiusti”. Così don Marco Pagniello, a conclusione dell’incontro in Kenya.
Per il futuro c’è l’idea di ampliare il progetto in altre aree, per offrire ad altri piccoli allevatori la possibilità di beneficiarne.
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È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana in queste regioni, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Sudan” tramite:
- Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111
- Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
- Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
- UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119
Aggiornato il 3 Novembre 2024