È partito da qualche settimana il programma “Microcredito di libertà”, un progetto dedicato alle donne vittime di violenza e finalizzato all’emancipazione dalle diverse forme di sudditanza e di sofferenza economica che si possono generare nei contesti di violenza domestica, attraverso l’accesso al microcredito sociale e imprenditoriale.
La violenza maschile contro le donne non è un fatto privato, non è una questione femminile, ma un problema sociale che riguarda tutti, che provoca danni gravi e produce sempre più vittime, ed al quale bisogna rispondere con strumenti efficaci in grado di tutelare le donne, reprimere i reati, lavorare sulla prevenzione dei comportamenti violenti e sull’empowerment delle vittime. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, anche detta Convenzione di Istanbul, siglata nel 2011, costituisce un passaggio determinante nella costruzione delle azioni di tutela delle donne perché riconosce la violenza come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne e introduce il concetto di violenza domestica, intesa come quegli atti che “si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra persone legate, attualmente o in passato, da un vincolo di matrimonio o da una relazione affettiva, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”. Proprio la Convenzione di Istanbul in maniera significativa, equipara la “violenza economica” alle altre forme di violenza (fisica, sessuale, psicologica), perché in grado di compromettere il benessere psicofisico della donna ostacolandone l’indipendenza economica dall’uomo e la propria capacità di autodeterminarsi. Nei casi di violenza sono frequenti il controllo delle risorse finanziarie familiari, il mancato coinvolgimento della donna nelle spese e negli investimenti o il divieto di accedere al denaro di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come si spende. In seguito, quando la donna è riuscita ad affrontare un percorso di allontanamento e protezione, le conseguenze delle violenze subite continuano a persistere e la precaria condizione economica già vissuta e subita spesso perdura come uno degli elementi di maggiore vulnerabilità. A questo si aggiunge anche la partecipazione al mondo del lavoro, che peraltro proprio a causa della recente pandemia ha subito un ulteriore peggioramento costringendo le donne ad un rischio di perdita del lavoro superiore rispetto agli uomini.
In questo preoccupante contesto, si inserisce il Protocollo d’Intesa sul “Microcredito di libertà – Protocollo di Microcredito per l’emancipazione economica delle donne che hanno subito violenza”, di durata triennale, operativo da qualche settimana e sottoscritto dal Ministero per le pari opportunità e la famiglia, l’Ente Nazionale per il Microcredito, l’Associazione bancaria italiana, la Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo e la Caritas Italiana. L’obiettivo del Protocollo è l’attivazione di un programma di microcredito sociale e di microcredito imprenditoriale che possa favorire l’emancipazione da forme di sudditanza economica delle donne vittime di violenza maschile attraverso l’istituzione di un Fondo di Garanzia di 3.000.000,00 di euro a valere su risorse del bilancio del Dipartimento per le Pari Opportunità, destinati per € 2.500.000,00 alla copertura integrale di garanzia dei finanziamenti di microcredito sociale che verranno erogati nell’ambito del progetto, e per € 500.000,00 all’abbattimento del TAEG, nella misura del 100%, sule operazioni di microcredito sociale e di microcredito imprenditoriale.
A poter accedere al progetto sono le donne, con o senza figli, che versano in particolari condizioni di vulnerabilità e di esclusione sociale e finanziaria e non sono in grado di fare fronte alle correnti necessità personali e familiari, e che hanno intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza presso un Centro antiviolenza e/o in una Casa rifugio.
A Caritas Italiana è stato affidato il compito di realizzare un sistema di assistenza e di accompagnamento per l’accesso al microcredito sociale delle donne vittime di violenza che si rivolgono, tramite la segnalazione dei Centri antiviolenza o delle Case rifugio alla rete delle Caritas Diocesane già impegnate in servizi di assistenza delle donne vittime di violenza e in programmi di microcredito.
Al progetto esecutivo affidatole, Caritas Italiana ha voluto attribuire la denominazione di “Progetto Ruth – microcredito di libertà”, ricordando la storia di una figura biblica di grande valore, che non si è abbattuta davanti alle avversità della vita in cui si è ritrovata suo malgrado, riuscendo a riprendere il proprio cammino e trovando forza e fiducia in Noemi. Una storia di donne coraggiose che hanno saputo trovare uno spazio nuovo ed un riconoscimento nella storia, pur avendo vissuto dolore e solitudine.
Gli operatori accompagneranno la donna a partire dalla fase istruttoria della richiesta del microcredito sociale fino alla fase di rimborso del prestito. L’affiancamento sarà personalizzato, in aderenza alle esigenze individuali e sarà programmato un piano di inclusione sociale e finanziaria della donna vittima di violenza richiedente il microcredito sociale. L’erogazione del microcredito sociale sarà principalmente finalizzato all’acquisto di beni o servizi necessari al soddisfacimento di bisogni primari del soggetto finanziato o di un membro del proprio nucleo familiare, tra cui, a titolo esemplificativo e non esaustivo, spese mediche, canoni di locazione o rate di mutuo, messa a norma degli impianti dell’abitazione principale, riqualificazione energetica, accesso a servizi pubblici essenziali e all’istruzione scolastica.
L’obiettivo è quello di sostenere le donne vittime di violenza verso un percorso di autonomia, orientandole e accompagnandole nell’utilizzo di strumenti di emancipazione economica e sociale altrimenti difficilmente accessibili, e contribuendo così a potenziarne capacità e fiducia in loro stesse. Il Microcredito è una risorsa importante nell’attuale panorama di programmi di assistenza e accompagnamento. Può dirsi una risorsa generativa che consente anche a chi non è bancabile di essere aiutato e accompagnato al credito. È un atto comunitario, perché restituisce fiducia a quanti e quante, per ragioni diverse si trovano in difficoltà e non potrebbero altrimenti accedere ad altre forme di credito con il rischio di non risolvere la propria condizione di crisi o di rivolgersi a sistemi illegali e usurai.
Per ogni informazione è possibile scrivere a: progettoruth@caritas.it.
Aggiornato il 14 Giugno 2023