Nell’ambito del progetto BRAT (Balkan Route Accoglienza in Transito), finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) in Bosnia Erzegovina, Caritas Italiana, in cooperazione con i partener JRS e Caritas Bosnia Erzegovina, ha realizzato una giornata dedicata alla cucina di piatti tipici. L’evento, il “Masterchef”, è stato svolto all’interno della sede di Sarajevo delle Scuole d’Europa. La storia che ha portato alla fondazione di queste scuole merita senz’altro un approfondimento. Nel corso della guerra interetnica degli anni 90, come spiega il fondatore delle Scuole mons. Pedro Sudar in un suo articolo, le lavagne delle scuole distrutte dai bombardamenti sono presto state sostituite dalle raccapriccianti scritte nei muri delle case bombardate che inneggiavano all’odio: «Mai più insieme, Dio perdona, ma noi No!». Nel 1994, in un clima dove da un lato le giovani generazioni erano state educate all’odio e dall’altro si assisteva ad un vero e proprio esodo delle minoranze etniche dai luoghi con una maggioranza ostile, la chiesa della diocesi di Vrhbosna-Sarajevo decise di aprire una piccola scuola per cattolici al fine di spingere i genitori a non abbandonare la città. La configurazione della scuola cambiò in fretta, così come anche il suo progetto identitario: venne resa infatti aperta a tutti, a prescindere dalla appartenenza etnico-religiosa. Il rifiuto di una scuola monoetnica, nonché del diffuso paradigma etnocentrista presente in molte altre scuole della Bosnia Erzegovina, rende le scuole d’Europa un modello di successo nel paese, esteso successivamente anche in altre città.
La masterclass culinaria è stata svolta all’insegna dei valori fondanti della scuola, con l’obiettivo di costruire delle occasioni di incontro tra i giovani bosniaci e i giovani migranti: valori quali attenzioni ai giovani, rifiuto del pregiudizio e inclusione. I volontari di Caritas Italiana hanno intervistato i vari partecipanti. Marina Pregernik, la psicologa della scuola, ha spiegato come gli studenti di religione diversa possano frequentare l’ora di religione con il proprio insegnante di culto o alternativamente frequentare classi di morale etica in cui si trattano temi di attualità, tra cui anche la migrazione. La dottoressa Pregernik ha anche spiegato come, in qualità di psicologa, noti spesso nei ragazzi un certo distacco emotivo, e come eventi di questo tipo siano tenuti dalla scuola anche per stimolare l’empatia degli studenti. I ragazzi che hanno attivamente partecipato alla masterclass di cucina sono infatti i rappresentanti delle loro classi e all’inizio del nuovo anno scolastico dovranno condividere le loro testimonianze con la propria classe.
Ospiti d’onore e attivi partecipanti dell’evento, sono stati sicuramente i ragazzi del Centro d’Accoglienza per minori non accompagnati gestito da JRS con il supporto finanziario del progetto BRAT. I ragazzi, sei beneficiari di cui tre di origine marocchina e tre di origine afgana, si sono dilettati nella preparazione di piatti tipici della loro terra con il magistrale supporto dello chef Miran Karic, fra i più famosi cuochi della Bosnia Erzegovina, che a titolo gratuito li ha seguiti durante tutta la preparazione e la chiusura dei piatti. Alla domanda su cosa avessero apprezzato di più della giornata di condivisione, la riposta è stata: “le persone”, e il cibo ovviamente. Anche i loro coetanei locali hanno decisamente apprezzato l’esperienza, avendo modo di incontrare nuove persone e superare la barriera linguistica attraverso il lavoro manuale e la condivisione di momenti di gioia. L’evento, che ha visto la partecipazione dell’ambasciatore italiano a Sarajevo Marco di Ruzza e della rappresentate di AICS in Bosnia Erzegovina Mersiha Belhuhović, si è concluso con la premiazione di tutti i partecipanti e con la donazione di una serie di dispositivi utili a tutti i ragazzi, sia a chi decida di rimanere, sia a chi decida di partire.
Aggiornato il 31 Luglio 2024