17 Dicembre 2024

PeaceMed. Promuovere la pace come bene comune

Comunità del Mediterraneo. Primo incontro online con i molti partner del progetto

Formarsi alla pace e alla riconciliazione, con un focus sui giovani, e in un’ottica di sviluppo sostenibile, con lo sguardo rivolto alle comunità che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

Si chiama PeaceMed (Promuovere la pace come bene comune e potenziare le Organizzazione della Società Civile del Mediterraneo) ed è un progetto di Caritas Italiana, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, steso al coinvolgimento di altri Paesi del Medio Oriente e del Corno d’Africa. Nel complesso, sono partner del progetto le Caritas e altre Organizzazioni della Società Civile di un gran numero di Paesi: Tunisia, Marocco, Egitto, Spagna, Malta, Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Terra Santa, Siria, Giordania, Iraq, Somalia, Gibuti, e Mauritania (con l’intenzione di coinvolgere anche Algeria, Libia e Iran).

Il progetto è volto al rafforzamento di competenze rispetto alla possibile costruzione di percorsi partecipati sulla via della pace, coinvolgendo le giovani generazioni ma, allo stesso tempo, anche coinvolgendo la governance delle organizzazioni coinvolte, nell’ottica di rafforzare una rete di relazioni regionale, che possa condividere esperienze e sfide su un tema tanto comune e urgente. Una questione dunque di estrema attualità, in giorni che vedono invece estendersi la “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa francesco.

È stato organizzato il 17 dicembre il primo incontro online del progetto PeaceMed. In apertura mons. Giorgio Bertin, presidente della regione Caritas del Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’Africa, ha letto e commentato la preghiera semplice attribuita a San Francesco: “O Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace”, benedicendo l’iniziativa.

Silvia Sinibaldi, vicedirettrice di Caritas Italiana, ha ricordato la necessità di tornare a impegnarsi su questa strada in maniera solida, all’interno di questo tempo, pur con le comprensibili fatiche soprattutto emotive che lo accompagnano: “Che questo progetto sia l’inizio di un percorso di cui tutti noi ci sentiamo parte attiva, desiderosi di sostenerlo, per poi rilanciarlo con ancora più forza declinandolo nei singoli territori, con le loro lingue e culture specifiche”.

In questo tempo di Avvento, nell’attesa della venuta al mondo del Signore della Pace, a pochi giorni dall’apertura della porta Santa, che questo possa essere un segnale tangibile di quella speranza concreta e organizzata di cui scegliamo di farci portatori.

 

Aggiornato il 19 Dicembre 2024