Terra Santa. Il coraggio della pace e della riconciliazione
(foto Caritas Gerusalemme)
La situazione in Israele e nei territori palestinesi rimane drammatica, con migliaia di morti e feriti in maggioranza donne e bambini e oltre 2 milioni di sfollati in seguito alla guerra scatenata da Hamas lo scorso 7 ottobre e alla risposta militare del Governo israeliano. In Terra Santa si sta consumando una strage di innocenti e una catastrofe umanitaria di proporzioni enormi.
𝗟𝗔 𝗚𝗨𝗘𝗥𝗥𝗔: 𝗦𝗖𝗢𝗡𝗙𝗜𝗧𝗧𝗔 𝗦𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗩𝗜𝗡𝗖𝗜𝗧𝗢𝗥𝗜 | “Dire ‘sì’ al Principe della pace significa dire ‘no’ alla guerra, e questo con coraggio”. “Questo è la guerra: viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire ‘no’ alla guerra bisogna dire ‘no’ alle armi”. “Isaia, che profetizzava il Principe della pace, ha scritto di un giorno in cui «una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione»”. “Diamoci da fare perché quel giorno si avvicini! Si avvicini in 𝗜𝘀𝗿𝗮𝗲𝗹𝗲 e 𝗣𝗮𝗹𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮, dove la guerra scuote la vita di quelle popolazioni. Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza, la parrocchia di Gaza, e dell’intera Terra Santa. Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti. Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le Parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale. Fratelli e sorelle, preghiamo per la pace in Palestina e in Israele”. [Papa Francesco, Natale 2023)Caritas Italiana partecipa alle sofferenze e alle angosce di Caritas Gerusalemme, offrendo vicinanza e sostegno alle tante famiglie in lutto, in modo particolare dopo che nella notte tra il 20 e il 21 ottobre è stata colpita la sala adiacente alla chiesa di San Porfirio a Gaza, che offriva rifugio a 411 persone. Viola, una tecnica di laboratorio di Caritas Gerusalemme di 26 anni, è rimata uccisa insieme al suo bambino e al marito. Tra le vittime anche la sorella di Viola e i suoi due figli. Stessa sorte un mese dopo per Issam Abedrabbo farmacista nei programmi per la salute di Caritas Gerusalemme a Gaza, sfollato con la sua famiglia al sud della striscia di Gaza è stato colpito da un bombardamento in una località ritenuta sicura presso Nusriat in Wadi Gaza. Con lui sono morti i suoi due figli, la madre, le sorelle e il fratello ed altri civili rifugiati nella stessa palazzina colpita.
“L’impegno costante di Viola per rendere questo mondo un po’ migliore si è manifestato nel suo lavoro alla Caritas dal 2021, dove ha operato come tecnico di laboratorio con le squadre mediche mobili, occupandosi dei bisogni delle persone più vulnerabili di Gaza. Il suo cuore era saldamente allineato con la missione della Caritas, che è quella del servizio e della promozione della comunità” (Caritas Gerusalemme, 20.10.2023)
Caritas Italiana unisce la sua voce a quella di chi, in questa situazione difficile e complessa, chiede con decisione a tutte le parti in conflitto un immediato cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari per portare soccorso alle popolazioni colpite e l’avvio di colloqui di pace, per porre fine a questo orrore. Caritas Italiana ha aderito alla petizione per un cessate il fuoco umanitario rivolto ai leader politici, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e a tutti gli attori coinvolti. L’obiettivo è di raggiungere 2,2 milioni di firme tante quante sono le persone che vivono nella Striscia di Gaza.
All’Angelus di domenica 8 ottobre scorso papa Francesco aveva espresso vicinanza alle famiglie delle vittime: «Prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina!». Appello rilanciato incessantemente dal Papa assieme alla richiesta della liberazione degli ostaggi. Venerdì 27 ottobre si è svolta una giornata di preghiera, digiuno e penitenza per la pace.
«Chiediamo il pronto rilascio degli ostaggi – ha scritto la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana – Ci appelliamo alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo per placare gli animi e avviare finalmente un percorso di stabilità per l’intera regione, nel rispetto dei diritti umani fondamentali. Quella Terra che riconosciamo come Santa merita una pace giusta e duratura, per essere punto di riferimento di “fede, speranza e amore”. Troppo sangue è già stato versato e troppo spesso di innocenti».
L’impegno Caritas per la popolazione
Solidarietà e sostegno “alle popolazioni della regione che soffrono le devastanti conseguenze del conflitto in atto da tempo” e un appello alla comunità internazionale a raddoppiare gli sforzi per raggiungere una pace durevole, giusta e sostenibile”. È quanto hanno espresso in una nota i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme. I leader religiosi chiedono “un immediato cessate-il-fuoco” e condannano “ogni forma di attacco ai civili da qualunque parte possa giungere”. “Si tratta – si legge nel testo – di azioni che vanno contro i fondamentali principi di umanità e contro gli insegnamenti di Cristo”. «Imploriamo – scrivono i capi delle Chiese – i leader internazionali ad impegnarsi in un dialogo sincero per una soluzione duratura capace di promuovere la giustizia, la pace, la riconciliazione della popolazione di questa terra che porta il fardello di questo conflitto oramai da troppo tempo».
Caritas Gerusalemme, malgrado i lutti che l’hanno colpita, e con molte limitazioni ha potuto portare aiuto alla popolazione sfollata di Gaza tramite i suoi operatori, sfollati anch’essi, rimasti nella Striscia di Gaza. In particolare si sono distribuiti cibo, materiali per l’igiene, medicinali e assistenza sanitaria in alcuni centri per sfollati al sud della Striscia e nella chiesa Latina e Ortodossa al nord dove ancora vi sono persone sfollate. Purtroppo con la ripresa delle ostilità il 1 dicembre questi interventi si sono interrotti a causa di condizioni di sicurezza troppo precarie. Si stanno attivando anche interventi in Cisgiordania per sostenere economicamente le famiglie più vulnerabili che a seguito delle restrizioni imposte dopo il 7 ottobre e l’aumento della violenza e l’insicurezza hanno visto venir meno i loro mezzi di sostentamento.
Giornata di digiuno e preghiera
Una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione si è svolta il 17 ottobre su indicazione della Presidenza della CEI, “in comunione con i cristiani di Terra Santa”, seguendo l’invito del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.
“In un momento di grande dolore e forte preoccupazione per l’escalation di violenza in Medio Oriente, l’invito della Presidenza della CEI è rivolto alle comunità diocesane perché aderiscano all’iniziativa”. Per l’occasione è stato predisposto uno schema di preghiera.
Una Giornata mondiale di preghiera per la pace è stata indetta da papa Francesco per il 27 ottobre.
Il cardinale Pierluigi Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha scritto una lettera alla sua diocesi in cui dà una chiave di lettura per una situazione complessa.
Fare tutto il possibile per la pace
“Ci vuole coraggio per essere capaci di chiedere giustizia senza spargere odio. Ci vuole coraggio per domandare misericordia, rifiutare l’oppressione, promuovere uguaglianza senza pretendere l’uniformità, mantenendosi liberi” (Card. Pizzaballa, 25.10.2023).
“È sulla croce che Gesù ha vinto. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi. La pace di cui parla non ha nulla a che fare con la vittoria sull’altro. Ha vinto il mondo, amandolo”.
“Avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione. Il nostro parlare non deve essere pieno di morte e porte chiuse. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, creare prospettive, aprire orizzonti”.
Centro sanitario da riattivare
Il Centro sanitario di Caritas Gerusalemme a Gaza City è stato parzialmente distrutto a causa dei bombardamenti che hanno interessato l’area circostante. L’entità dei danni è attualmente in fase di valutazione.
“Dall’inizio della tregua”, comunica Caritas Gerusalemme, “abbiamo ripreso parte del nostro lavoro nell’intervento sanitario. Abbiamo mobilitato tre équipe mediche per lavorare a Khan Younis, Deir Al Balah e Rafah. Le nostre équipe hanno lavorato molto rapidamente per pulire e riordinare lo spazio dai resti e dai detriti causati dalla distruzione. Hanno allestito cliniche di emergenza per iniziare a ricevere i pazienti. Infine, siamo riusciti a fornire alla popolazione servizi medici di base come visite mediche, analisi del sangue e altra assistenza medica necessaria”.
La piena riattivazione del Centro sanitario sarà uno degli interventi per i quali si impegnerà la Caritas dopo il conflitto.
***
È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Terra Santa” tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119
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