Caritas Italiana ha partecipato insieme ad altre Caritas europee al secondo Forum Umanitario Europeo che si è svolto a Bruxelles il 20 e 21 marzo 2023, organizzato dalla Direzione Generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile dell’Unione Europea e dalla presidenza del Consiglio Europeo. L’evento è stato un’occasione preziosa per confrontarsi sui temi complessi a cui si è chiamati a rispondere in maniera congiunta alla luce del moltiplicarsi delle crisi umanitarie in tutto il mondo e dell’aumento del divario tra il crescere dei bisogni e dei finanziamenti disponibili. Le sfide legate alla capacità di accedere alle popolazioni e comunità più colpite da disastri naturali e conflitti sono state al centro del dibattito, così come le necessarie riflessioni suscitate dall’aumentare – in quantità e durata – delle crisi che si protraggono nel tempo e di quelle dovute ai cambiamenti climatici, per le quali va sviluppata una maggiore capacità di prevenzione, adattamento, e reazione.
Al centro del dibattito le sfide portate dalle crisi umanitarie e climatiche
Particolarmente significativa è stata la partecipazione di Caritas Venezuela, chiamata a testimoniare la propria esperienza di comunità viva, parte di un territorio che dal 2015 vive in situazione di emergenza, dove i bisogni umanitari coinvolgono più di una persona su due e dove solo nel 2019 la comunità internazionale si è attivata in maniera sostanziale. Prima di questo intervento sono state le comunità e le associazioni locali, come Caritas, che si sono fatte carico di rispondere al meglio, attivando reti di solidarietà vicine e lontane, potendo fare affidamento sulle proprie energie, competenze, conoscenza del territorio e della cultura locale, facendo il possibile ma anche l’impossibile, se si considera che gli stessi soccorritori sono, in questo caso, vittime essi stessi.
I “corridoi umanitari” una risposta sicura e legale al fenomeno delle migrazioni
La centralità delle comunità, in questo caso delle comunità che accolgono, è stato un tema chiave anche dell’intervento di Caritas Italiana a Ginevra il 22 marzo, nell’ambito della 52ma sessione del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, dove abbiamo potuto raccontare l’esperienza dei corridoi umanitari, dei corridori universitari, e del neonato progetto per l’inserimento lavorativo dei rifugiati, di cui Caritas e le comunità di accoglienza lavoreranno insieme per il processo di integrazione. L’esempio dei “corridoi”, per quanto ancora molto limitato nei numeri, è considerato come un esempio virtuoso per potenziare in maniera significativa le vie legali e sicure di accesso in Europa di migranti e richiedenti asilo, fino ad ora uno dei più concreti per combattere traffici illeciti e criminali.
“I corridoi umanitari – lo si ribadisce anche nel comunicato finale della sessione 20-22-marzo del Consiglio Episcopale Permanente – rappresentano al contempo un meccanismo di solidarietà internazionale e un potente strumento di politica migratoria”. I Vescovi italiani ribadiscono che “il diritto alla vita va sempre tutelato e che il salvataggio in mare costituisce un obbligo per ogni Stato”, e ricordano “quanto sia strategica per il bene comune un’accoglienza dignitosa che abbia nella protezione, nell’integrazione e nella promozione i suoi cardini”.
“Accogliere, proteggere, promuovere ed integrare” sono le parole chiave di papa Francesco, che ribadisce quanto il fenomeno della migrazione sia una ferita aperta, a cui rispondere in maniera strutturale, piuttosto che emergenziale.
Sia che si tratti di emergenza, di emergenza prolungata o di fenomeno strutturale, qualsiasi risposta non può prescindere dal coinvolgimento delle comunità e dei territori, a cui devono essere forniti i mezzi per potersi rendere reali protagonisti di riscatto e portatori di pace e dignità.
Silvia Sinibaldi
Aggiornato il 10 Giugno 2024