20 Giugno 2024

Bosnia ed Erzegovina

IL CONTESTO LOCALE

La Bosnia ed Erzegovina continua a confrontarsi con gravi sfide politiche, sociali ed economiche nel 2024. A seguito della devastante guerra dei Balcani degli anni ’90, il paese ha sofferto perdite umane, sfollamenti e danni alle sue infrastrutture ed economie. Persistono le divisioni etniche, la cattiva amministrazione e la corruzione, insieme alla disoccupazione giovanile attualmente al 34%, che rappresenta un ulteriore ostacolo significativo per l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Gli Accordi di Dayton del 1995 hanno lasciato una società frantumata, con un milione di cittadini, quasi un quarto della popolazione, che vivono al limite della povertà. Nonostante queste sfide, nel 2022 la Bosnia ed Erzegovina è stata riconosciuta come candidata all’adesione all’Unione Europea, sottolineando la sua importanza nel panorama europeo. Tuttavia, la regione è ora anche una rotta per i migranti in cerca di rifugio in Europa, esponendoli a rischi lungo il cammino. Ciononostante, sebbene la gestione della migrazione rimanga critica, la transizione del controllo delle migrazioni dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni allo stato della Bosnia-Erzegovina, supportata dall’UE, rappresenta un passo significativo verso una maggiore responsabilità governativa. Caritas Italiana è testimone di questi sviluppi grazie alla sua presenza attiva nel paese sin dal 1991, occupandosi di diverse tematiche.

EMERGENZA MIGRANTI

Attraverso il progetto BRAT – Balkan Route: Accoglienza in Transito, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con IPSIA-Acli, la Croce Rossa Italiana e le rispettive controparti locali, si mira a promuovere una migrazione sicura, ordinata e responsabile in Bosnia Erzegovina. L’iniziativa si propone di rafforzare e diversificare i servizi di accoglienza per i migranti, migliorando le loro condizioni sanitarie e psicologiche, e favorendo l’integrazione con la comunità ospitante.

Il progetto BRAT nasce in risposta ad una emergenza umanitaria che ha investito i Balcani Orientali a partire dal 2018. Particolarmente significative sono state le circostanze del dicembre 2020 nel campo di accoglienza di Lipa, dove centinaia di migranti hanno visto la propria vita minacciata dalle condizioni invernali estreme e dalla pandemia di Covid-19. (vedi approfondimento on line). A seguito di ciò, con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana, di numerose Caritas diocesane e di IPSIA-Acli, sono stati promossi: programmi di emergenza, interventi di accoglienza diffusa nel medio periodo come l’allestimento di nuove strutture all’interno dei campi, attività psico-sociali ed educative nei Social Cafè e la realizzazione di servizi di lavanderia con finalità sociali. Anche Papa Francesco ha deciso di sostenere il lavoro che Caritas svolge con migranti in Bosnia e Erzegovina, supportando la nascita di 2 nuovi Social Cafè nei campi di Usivak (Cantone di Sarajevo) e di Sedra (Cantone di Una Sana).

Attualmente la Bosnia Erzegovina continua a essere coinvolta nel flusso costante di migranti lungo la rotta verso l’Unione Europea. Nel solo 2023, circa 34.500 persone hanno attraversato il territorio bosniaco e la maggioranza di essi proviene da Siria, Afghanistan, Marocco, Iraq, Turchia, Pakistan, Algeria e Bangladesh. Su richiesta dell’UE, la Bosnia Erzegovina ha migliorato le proprie capacità in termini di accoglienze, attrezzando quattro campi di transito – Blažuj, Borici, Lipa, Ušivak. In questo contesto si inserisce Caritas Italiana che, attraverso il Progetto BRAT, propone attività di coesione sociale tra la comunità locale bosniaca e quella migrante. La collaborazione con il War Childhood Museum e l’Associazione Pomozi.ba ne fungono da esempio. Inoltre, numerose iniziative quali, tornei sportivi, competizioni culinarie e mostre artistiche, sono implementate attraverso il progetto e rappresentano uno strumento di dialogo multiculturale, di inclusione sociale, di accoglienza e integrazione.

ECONOMIA SOCIALE

In Bosnia ed Erzegovina, diversi progetti, recentemente conclusi con successo, hanno promosso la nascita di numerose imprese sociali, alla base di un lavoro dignitoso e uno sviluppo locale. Il più significativo è stato il progetto ELBA – Emergenza Lavoro nei Balcani, avviato nel 2015 con un iniziale cofinanziamento della Conferenza Episcopale Italiana e successivamente supportato rete Caritas di 7 paesi del sud est Europa – Albania, Bulgaria, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia, Grecia. Il progetto ELBA ha fornito formazione, sostegno finanziario, promuovendo la creazione di reti locali volte a contrastare l’assistenzialismo e favorire un’integrazione a livello sociale.

DISABILITÀ, SALUTE MENTALE, INCLUSIONE SOCIALE 

Grazie al progetto regionale SOCIETIES 2, recentemente concluso, finanziato dall’Unione Europea e destinato a 5 Paesi del Sud-Est Europa – Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, e Serbia – si è potenziata l’azione della società civile in ambito di salute mentale e disabilità. Questo è stato ottenuto rafforzando le organizzazioni impegnate in tali settori, promuovendo politiche sociali innovative per combattere povertà ed esclusione sociale, e sviluppando servizi comunitari come centri diurni e imprese sociali che offrono lavoro a persone con disabilità o disturbi di salute mentale.

GIOVANI E PROMOZIONE DELLA PACE

Attraverso il programma Corpi Civili di Pace, promosso dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, i volontari affrontano le sfide del post-conflitto, lavorando a stretto contatto con le comunità locali per promuovere la riconciliazione e supportare i processi di ricostruzione sociale. Inoltre, promuovono attività di animazione psicosociale nei Social Cafè situati nei campi di transito per migranti nel Cantone di Sarajevo.

 

Per ulteriori informazioni europa@caritas.it

 

Aggiornato il 20 Giugno 2024