24 Agosto 2024

Anniversari dei terremoti. Scosse di fiducia?

Otto anni dagli eventi in Centro Italia, sette anni dai crolli a Ischia

Chiesa di San Salvatore - foto diocesi Spoleto Norcia

Otto anni dalla prima grande scossa di terremoto che, nella notte del 24 agosto 2016, sconvolse l’Italia Centrale. Sette anni dal sisma che si abbatté sull’isola di Ischia.

Una scia di eventi sismici colpì intere aree dell’Appennino tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Le vittime accertate delle prime scosse furono 299 (tutte nei territori delle diocesi di Rieti, in particolare Amatrice, e di Ascoli Piceno). Ingenti furono e restano i danni agli edifici.

Il 26 e il 30 ottobre si registrarono nelle stesse regioni altre due importanti scosse, che provocarono nuovi danni, tra cui il rovinoso crollo della basilica di San Benedetto, a Norcia. Il 18 gennaio 2017 una sequenza sismica colpì ancora le aree già interessate dagli eventi precedenti e causò ulteriori 34 vittime, di cui 29 all’interno dell’hotel Rigopiano a Farindola (PE) travolto da una slavina.

Nella serata del 21 agosto 2017 una scossa di magnitudo 3.9 colpì la comunità di Ischia, provocando due vittime, 42 feriti e il crollo di numerose case.

Comunità da rimettere in piedi

Le comunità cristiane, coordinate della Conferenza episcopale italiana e dalla Caritas, si sono subito attivate per rispondere alle esigenze dei numerosissimi sfollati – se ne contarono oltre 32mila – e anche per assicurare un accompagnamento di lungo respiro.

Grazie alla colletta nazionale indetta dalla CEI per il settembre 2016 e a numerosissime altre donazioni, Caritas Italiana ha potuto realizzare interventi per oltre 27,5 milioni di euro: container e soluzioni abitative provvisorie per famiglie che non potevano allontanarsi dal territorio; 32 “centri di comunità”; 4 strutture di accoglienza; 7 tra servizi caritativi e spazi socio-pastorali; interventi per la ripresa di attività economiche (stalle, riattivazione imprese agricole, …) e per le fasce deboli della popolazione (anziani, ammalati, minori, …).

Ricucire il tessuto sociale

«Attraverso i gemellaggi tra località terremotate e le Delegazioni regionali Caritas – ricordava nel settimo anniversario il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – abbiamo potuto realizzare una vicinanza che non fosse attenta solo ai bisogni materiali, ma si desse soprattutto la priorità di ricucire il tessuto comunitario locale lacerato dal terremoto, anche attraverso strumenti di progettazione sociale innovativa e partecipata. In rete con altre organizzazioni abbiamo promosso in questi anni forme di coinvolgimento delle comunità locali, per mantenere l’attenzione sulle loro priorità e non disperdere il loro patrimonio di storia e tradizioni». «È un accompagnamento che continua ancora oggi, che ci permette di rilevare come i bisogni di queste popolazioni siano, a sette anni dal sisma, ancora molti e come tanto ci sia ancora da fare sul fronte della ricostruzione.

Le commemorazioni. Mani aperte e fiduciose

Diverse iniziative in questi giorni per mantenere viva la memoria e per dare impulso alla ricostruzione materiale e morale.

Mons. Vito Piccinonna, vescovo di Rieti, ha esortato la comunità a essere “più forte delle avversità, del terremoto, perché fa leva sulle risorse interiori di cui ciascuno è portatore. In fondo il destino l’abbiamo in pugno. Se la mano la teniamo chiusa, in atteggiamento di possesso o di autosufficienza, o solo per difesa dal dolore e dalla delusione, non porterà a nulla. Se invece la stessa mano è aperta e fiduciosa, il poco che racchiude, messo insieme al poco di ogni altro, può far germogliare qualcosa di sorprendente e di insperato”.

Aggiornato il 24 Agosto 2024