Ascoltare, osservare, valutare insieme, fare proposte e, dove necessario, agire direttamente. È il metodo della Caritas.
Caritas Italiana, ad esempio, monitora le misure di contrasto alla povertà messe in atto dai governi nel corso degli anni. Così per il Reddito di cittadinanza.
Le conclusioni del Rapporto di monitoraggio del Reddito di cittadinanza realizzato dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, messo online nei giorni scorsi sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali confermano pienamente quanto fatto rilevare da Caritas Italiana nel 2021. La situazione è riassunta in una Nota di Caritas Italiana.
Il lavoro di Caritas Italiana, impegnata nel monitoraggio delle misure di contrasto alla povertà, già nel 2021 delineava un’area di criticità e lacune rispetto al Reddito di cittadinanza su cui si sarebbe potuto lavorare a tempo debito e che i dati del Comitato hanno purtroppo solo confermato.
Se si considera il totale delle famiglie in povertà, l’ISTAT ha calcolato che poco più del 30% di esse ha ricevuto il Reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022. Che cosa vuol dire? Significa che nonostante la spesa totale e il consistente numero di persone raggiunte da questo aiuto, i due terzi di coloro che vivono nelle condizioni peggiori, le persone in povertà assoluta, appunto, non hanno usufruito di questo sostegno.
Nel suo monitoraggio sul Reddito di cittadinanza Caritas Italiana aveva previsto, con delle simulazioni ad hoc, che il 44% delle famiglie in povertà avrebbe ricevuto il Reddito di cittadinanza e che quindi più del 50% di esse sarebbe rimasto senza aiuto. Purtroppo i dati pubblicati dal Comitato sono peggiori di quanto si era prospettato.
Tra le criticità della misura messa in atto una disparità tra residenti in diverse parti del Paese, la penalizzazione delle famiglie numerose, lo scarso numero di beneficiari che ha firmato il patto di inclusione.
Certamente – anche questo un dato previsto – nel 2020, l’incidenza di povertà familiare scende di 1,6 punti percentuali, risultato positivo, ma che va letto insieme a tutto il resto.
“L’uscita del rapporto di monitoraggio del Comitato – dice don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – conferma anzitutto che per disegnare misure efficaci di contrasto alla povertà occorre partire da chi sta peggio. Il metodo della Caritas è stare accanto ai più poveri e accompagnarli, non basta l’assistenzialismo. E per accompagnarli occorrono tempo e interventi a livello locale, come la formazione e la riqualificazione, ad esempio, altrimenti si compromette l’efficacia degli interventi. L’Italia è il Paese dove la povertà si eredita. Partire dai poveri è un dovere nella lotta alla povertà. Partire ogni volta da zero con le misure di contrasto, invece, è un errore. Servono quindi continuità e l’ascolto da parte della politica di chi monitora quotidianamente i fenomeni sociali. Adesso sarà importante tener conto del rapporto del Comitato per non disperdere quanto acquisito. E noi continueremo con i nostri monitoraggi”.
In partenza, col contributo di tutta la rete Caritas, il monitoraggio sulle nuove misure varate dall’attuale Governo, il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) e l’Assegno di Inclusione (ADI).
Aggiornato il 16 Giugno 2024